I lavori di pubblica utilità come pena alternativa per reati commessi alla guida; scopriamo quali sono e come si può fare richiesta col supporto di un avvocato
Nel nostro ordinamento giuridico la pena irrogata dal giudice a seguito di un processo penale ha uno scopo ben preciso: rieducare il reo.
La rieducazione di un soggetto consiste in quel processo di modificazione degli atteggiamenti che sono di ostacolo ad una costruttiva partecipazione sociale.
Ciò significa che lo scopo della sanzione penale non è quella di “punire” colui il quale ha posto in essere una condotta prevista dalla legge come reato bensì quello di rieducarlo.
Lo Stato, infatti, ha il compito di aiutare tutti coloro che hanno commesso un reato e fare tutto ciò che è possibile per reinserirli in società.
In quest’ottica, il lavoro di pubblica utilità (detto anche L.P.U.) assume un ruolo davvero importante nel nostro ordinamento.
- Indice articolo
- Cosa sono i lavori di pubblica utilità?
- I lavori di pubblica utilità nel codice della strada
- Dove si svolgono i lavori di pubblica utilità e quanto durano?
- Come funziona esattamente la conversione della pena
- I lavori socialmente utili possono venire revocati?
- Qual è la differenza tra messa alla prova e lavori di pubblica utilità?
- Quando conviene rivolgersi ad un avvocato
- Vuoi una consulenza legale?
Cosa sono i lavori di pubblica utilità?
Fatte le debite premesse però, è necessario individuare la definizione di lavori di pubblica utilità.
È possibile definire tali lavori come quelle prestazioni di lavoro, tendenzialmente non retribuite, svolte a favore della comunità presso lo Stato, le regioni, le province o presso enti ed associazioni di volontariato o assistenza sociale convenzionate con un tribunale.
Lo scopo principale dei lavori di pubblica utilità è quello di ridurre, nei limiti del possibile, il ricorso alla pena detentiva, ovvero, evitare alle persone di andare in carcere; non tutti sanno, in effetti, che per il legislatore il carcere rappresenta una sorta di extrema ratio, ed il motivo è piuttosto semplice.
Il carcere è un ambiente difficile al cui interno è estremamente facile entrare in contatto con persone che, per via di una particolare attitudine a delinquere, potrebbero incentivare anziché ridurre i propositi criminosi di un determinato soggetto.
Ovviamente non è possibile ricorrere ai lavori di pubblica utilità per reati particolarmente gravi, ma possono essere una soluzione per altri illeciti come:
- Reati relativi al Codice della strada
- Reati in tema di sostanze stupefacenti
- Reati che rientrano nel novero della competenza del Giudice di pace.
Infine, da un punto di vista strettamente processuale, l’imputato può accedere a questa particolare sanzione (non dimentichiamoci infatti che si tratta pur sempre di una sanzione), solo se ne fa espressa richiesta o in alcuni casi se non si oppone; il giudice non può autonomamente imporre i lavori di pubblica utilità.
Il legislatore, infatti, ha voluto imporre il consenso esplicito o implicito dell’interessato.
Perché gli LPU si rivelino effettivamente utili, è fondamentale un atteggiamento collaborativo dell’imputato; viene da sé che ovviamente non avrebbe alcun senso imporre i lavori socialmente utili, poiché non servirebbero a rieducare il reo senza un concreto desiderio di collaborazione.
Il lavoro di pubblica utilità, in parole povere, consiste in un’attività lavorativa svolta a beneficio della comunità e permette quindi da un lato di ridurre il ricorso alla pena detentiva, e dall’altro di offrire ai trasgressori la corretta possibilità di responsabilizzarsi ed introdursi nuovamente nel tessuto sociale dopo aver fatto una esperienza qualificante ed educativa.
Storicamente, i lavori di pubblica utilità affondano le proprie radici nel codice penale del 1889, il cosiddetto Codice Zanardelli, ai sensi dell’art. 19 come sanzione esecutiva sostitutiva della pena detentiva inflitta per il mancato pagamento della sanzione pecuniaria.
Viceversa, il Codice penale del 1930, il Codice Rocco, originariamente non recava alcun riferimento ai lavori di Pubblica utilità.
Comunque, dopo alcuni anni dall’entrata in vigore del codice penale, la Consulta, dopo aver dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 136 c.p., in quanto lesivo del principio di eguaglianza ai sensi dell’art. 3 della Costituzione, invitava il legislatore ad adottare opportuni strumenti normativi come l’ammissione al lavoro libero presso enti pubblici, anche per le sole giornate o periodi festivi.
Successivamente, proprio nel disciplinare i lavori di pubblica utilità, il legislatore ha preso spunto dal modello anglosassone (Community Service Order) con lo scopo di individuare lo strumento sanzionatorio alternativo o sostitutivo della pena detentiva.
Oggi, i lavori di pubblica utilità stanno avendo un’ampia applicazione in virtù del loro alto potenziale rieducativo e risocializzante.
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I lavori di pubblica utilità nel codice della strada

Come abbiamo accennato in precedenza, nel nostro ordinamento giuridico i lavori di pubblica utilità possono essere applicati a tutta una serie di reati.
In primis, è previsto ai sensi dell’art. 187 del Codice della strada per chi si mette alla guida con un tasso alcolemico superiore alla soglia consentita, ovvero 0.5 grammi di alcool per litro di sangue, e viene colto al volante in stato di ebbrezza.
Il soggetto in questione rischia l’arresto, la sospensione della patente ed il sequestro del veicolo; lo stesso dicasi per chi si mette alla guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope.
Nel 2005 in relazione alle sostanze stupefacenti e a seguire nel 2010 in relazione allo stato d’ebbrezza, è stata ufficialmente introdotta nel nostro ordinamento la possibilità di sostituire la pena detentiva e la pena pecuniaria con il lavoro di pubblica utilità.
Tuttavia in caso di abuso di sostanze stupefacenti il soggetto condannato dovrà fare richiesta affinché la pena detentiva o la pena pecuniaria vengano sostituite con i lavori di pubblica utilità, e tale sostituzione non può avvenire per più di due volte.
In caso di guida in stato di ebbrezza, invece, la pena può essere sostituita solamente una volta, a patto che non ci sia opposizione da parte del soggetto condannato.
Occorre altresì precisare che, ai sensi del comma 9 bis dell’art. 186 del codice della strada, i lavori di pubblica utilità non sono sempre ammessi per le condotte sopra descritte.
Il comma testé richiamato, infatti, stabilisce l’esclusione della possibilità di svolgere i lavori di pubblica utilità in tutti quei casi in cui il conducente abbia causato un sinistro stradale.
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Dove si svolgono i lavori di pubblica utilità e quanto durano?

I lavori di pubblica utilità, lo abbiamo anticipato poc’anzi, vengono svolti presso lo Stato, le regioni, le province o presso enti ed associazioni di volontariato o assistenza sociale convenzionate con un tribunale.
Per sapere dove precisamente è possibile svolgere tali lavori, è possibile trovare sul sito del Ministero di Giustizia, in collaborazione con i tribunali e con gli enti territoriali competenti, delle vere e proprie liste contenenti i nomi delle strutture.
Oggigiorno optare per la sostituzione della pena con i lavori socialmente utili è piuttosto semplice; è infatti sufficiente recarsi presso il tribunale competente per il fatto commesso e fare la richiesta dell’elenco delle strutture convenzionate.
Sono tante le province ed i comuni che ormai hanno redatto dei veri e propri progetti finalizzati all’inserimento dei condannati nel tessuto sociale, ad esempio nel corso dell’ultimo anno nelle sole province di Lanciano e Chieti sono state accolte oltre 120 richieste, per un totale di quasi 9.000 ore di lavoro.
La loro durata varia a seconda della pena irrogata dal giudice, infatti rientra nella definizione di “lavoro socialmente utile” un’attività svolta per massimo due ore al giorno e sei settimanali, salvo che venga richiesto dall’interessato un aumento delle ore stesse.
Tale attività deve essere svolta per un arco temporale che va da minimo 10 giorni fino ad un massimo di sei mesi, a seconda appunto della pena irrogata.
Per quanto concerne i cosiddetti criteri di conversione della pena in lavori di pubblica utilità, il calcolo è molto semplice: ad ogni giornata di lavoro corrispondono 250 euro di pena pecuniaria, oppure (quindi non cumulativamente) una giornata di pena detentiva.
Per fare un esempio concreto, nel caso in cui l’imputato fosse stato condannato a pagare un’ammenda di 1.000 euro e 10 giorni d’arresto, potrà richiedere lo svolgimento di due settimane di lavori socialmente utili sostitutivi della pena.
Con la sentenza del 5 luglio 2013 n. 179 la Corte Costituzionale è intervenuta sulle modalità di svolgimento dei lavori di pubblica utilità; i giudici di legittimità hanno ritenuto illegittimo il vincolo imposto dal giudice nell’individuazione del luogo in cui il soggetto condannato debba svolgere i lavori di pubblica utilità, nel territorio di residenza dello stesso.
In virtù di questa sentenza, il soggetto condannato potrà richiedere di svolgere i lavori di pubblica utilità al di fuori della Provincia e del Comune in risiede.
Secondo la ricostruzione fatta dai giudici, tale vincolo territoriale risulta essere del tutto irragionevole e, conseguentemente, deve essere considerato come costituzionalmente illegittimo.
Il giudice è dunque legittimato ad individuare il luogo in cui il condannato potrà svolgere lavori di pubblica utilità, a prescindere dal criterio territoriale, sebbene la Corte costituzionale abbia precisato che il luogo scelto non può essere in contrasto con le esigenze di lavoro, di studio e di salute del condannato.
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Come funziona esattamente la conversione della pena
I lavori di pubblica utilità, oltre ad essere finalizzati a rieducare il reo, permettono anche di estinguere la pena inflitta.
Infatti, al termine dell’esecuzione della pena, i soggetti preposti al coordinamento dei lavori di pubblica utilità svolti dai condannati redigono un vero e proprio resoconto finale.
L’esito positivo dei lavori determina la fissazione di una nuova udienza da parte del giudice nella quale provvederà ad estinguere il reato, o a ridurre alla metà la sospensione della patente e la revoca della confisca del veicolo.
Come sopra anticipato, ai sensi dell’art. 186 comma 9 bis del codice della strada, la richiesta di conversione della pena detentiva o pecuniaria in lavori di pubblica utilità non può essere accolta dal giudice nel caso in cui il condannato, colto in stato di ebbrezza alla guida del veicolo, abbia causato un sinistro stradale.
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I lavori socialmente utili possono venire revocati?
La gestione ed il controllo dei lavori di pubblica utilità è stata affidata dal legislatore agli uffici di esecuzione penale esterna (U.E.P.E); i suddetti uffici, su incarico del giudice, svolgono attività di vigilanza sulla corretta esecuzione dei lavori, comunicandone periodicamente tutti i risvolti al giudice.
Pertanto, se l’ufficio accerta delle irregolarità o delle violazioni nello svolgimento dei lavori, è tenuto a comunicarlo tempestivamente al giudice il quale può disporre la revoca della sanzione e ripristinare la pena originariamente irrogata; in genere, comunque, si riserva una preliminare valutazione in merito alla natura delle ragioni e allo stato delle cose che hanno determinato la violazione.
La revoca può essere contestata mediante ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione, senza poter tuttavia usufruire del beneficio della sospensione della pena.
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Qual è la differenza tra messa alla prova e lavori di pubblica utilità?
Spesso, specie tra chi non è esperto del settore, si tende a confondere il lavoro di pubblica utilità con la messa alla prova.
Occorre precisare infatti che i lavori di pubblica utilità ruotano effettivamente nell’orbita della messa alla prova, ma che tuttavia non è possibile sovrapporli completamente.
In sunto, la messa alla prova è un istituto che permette all’imputato di chiedere al giudice la sospensione del procedimento penale ormai giunto nella cosiddetta fase decisoria di primo grado e l’esecuzione, durante il periodo della sospensione, di misure volte ad eliminare e riparare le conseguenze dannose per il reato.
All’esito di tutti i passaggi che caratterizzano la messa alla prova, se viene valutato positivamente l’esito della stessa, il reato si estingue.
Tra l’altro, occorre precisare che la concessione della messa alla prova è subordinata all’esecuzione di lavori di pubblica utilità.
Viceversa, come anticipato, i lavori di pubblica utilità sono delle vere e proprie sanzioni sostitutive applicate già con sentenza di condanna, dunque prima che inizi il processo di esecuzione della pena.
Inoltre, i lavori di pubblica utilità evitano al condannato la pena detentiva quando però quest’ultima non supera determinati limiti.
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Quando conviene rivolgersi ad un avvocato
Nel caso in cui si pongano in essere reati come ad esempio quelli sopra descritti ai sensi degli art. 187 del Codice della Strada, è fondamentale rivolgersi ad un avvocato.
Avere la possibilità di confrontarsi con un legale fin da subito è di cruciale importanza poiché permette all’avvocato di predisporre la migliore strategia difensiva possibile, e vagliare, tra l’altro, la possibilità di chiedere al giudice l’esecuzione di lavori di pubblica utilità.
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